Antigone e il legame di fratellanza

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Nello spazio immateriale della polis del V secolo a.C., si consuma il dramma di una donna, Antigone, che, violando il decreto del re di Tebe, Creonte, di lasciare insepolto il cadavere di suo fratello Polinice, realizza la sua apparizione nella sfera pubblica e il superamento di quella marginalità storicamente determinata cui era condannata. L’autrice ricostruisce il mondo imploso in cui agisce Antigone, la sorella Ismene e il potere politico incarnato nella figura di Creonte e ne propone una lettura in cui il lutto familiare fa da antefatto al più grande problema della giustizia e della legge e a come deve essere edificata una società umana. È così che Antigone diventa emblema dei rifiutati, dei diseredati, degli emarginati e di tutti coloro che non hanno “uno statuto ontologico” ben definito nella nostra società e, dunque, una pensatrice del politico inteso come spazio in cerca di una forma che vada oltre il legame sociale e oltre un’uguaglianza semplicemente giuridica.

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Mena Mitrano è professore associato di lingue e letterature anglo-americane presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa alla circolazione del pensiero europeo nella critica letteraria statunitense e si è occupata di scrittrici e pensatrici della tradizione americana, quali Gertrude Stein e Susan Sontag, che sono anche figure di riferimento per la riflessione sul legame tra produzione estetica e pensiero teorico-filosofico. Tra i suoi libri: Gertrude Stein: Woman Without Qualities (Ashgate 2005), In the Archive of Longing:
Susan Sontag’s Critical Modernism (Edinburgh University Press 2016), La critica sconfinata. Introduzione al pensiero di Susan Sontag (Quodlibet 2022).

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