RENATO SERRA
(Cesena, 5 dicembre 1884 – Monte Podgora, 20 luglio 1915)
Originale e autentica personalità della cultura italiana degli inizi del XX secolo, vissuto tra eccessi e solitudini anacoretiche tra le lusinghe di una modernità incombente e l’amore per il passato che ne fece forse uno degli ultimi umanisti, Renato Serra, anche per la sua morte prematura in una guerra di cui non fu mai fanatico sostenitore, divenne presto un mito, “la luce che si è spenta” come scrisse Gramsci in un articolo scritto dopo la sua morte.
In un momento di transizione segnato da profonde fratture, Renato Serra con la sua acuta sensibilità, con la curiosità di un “lettore di provincia”, come amava definirsi, assumendone la maschera, inaugurò un nuovo modo di fare critica letteraria, lontano da certi parametri desanctisiani o di Benedetto Croce, vicino a quella che sarà poi la critica stilistica aperta alle suggestioni dell’irrazionale ma, nello stesso tempo, dialetticamente aspirante allo sguardo razionale di apprensione della totalità dell’opera.
Tra i tanti suoi scritti, oggi raccolti a cura di G. De Robertis e A, Grilli in Scritti di Renato Serra, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1958, ricordiamo Esame di coscienza di un letterato, Lettere, i saggi su Pascoli, R. Kipling, Carducci, Oriani. Numerose le lettere oggi raccolte nell’Epistolario di Renato Serra (1900-1905) (a cura di Luigi Ambrosini, Giuseppe De Robertis e Alfredo Grilli, Felice Le Monnier, Firenze, 1953) e Diario di trincea.
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