ESAME DI COSCIENZA DI UN LETTERATO

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Si può scrivere poesia quando c’è la guerra? Possono la libertà del canto, della musica, della scrittura e gli strumenti di tutte le arti restaurare quella solidale civiltà che rischia di regredire durante una guerra, arginando la violenza della storia?
Questi sono gli interrogativi che si sono posti alcuni dei più grandi scrittori del XX e XXI secolo, da Primo Levi a Theodor Adorno, da Paul Celan a Kurt Vonnegut, da Giuseppe Ungaretti a Franco Fortini, da Italo Calvino a Renato Serra. La riproposizione del breve saggio di quest’ultimo, Esame di coscienza di un letterato, scritto poco prima della sua morte nel 1915 sul monte Podgora, durante la Prima guerra mondiale, in un tempo che può apparire segnato da una distanza incolmabile con il nostro presente, ma in realtà
segnato dalle stesse crepe e dalle stesse paure, costituisce un’occasione per ripensare a questi temi e ad un futuro che non appare scontato.
Qualcuno dice che la fine della storia è vicina e questo mondo non sarà più quello che abbiamo conosciuto, se pure ci sarà. Soprattutto adesso, mentre il vento di guerra sembra di nuovo soffiare alle porte dell’Europa, abbiamo un gran bisogno di questi moniti fuori dal tempo che solo l’arte può offrire. Ma forse, insieme a questo, c’è bisogno anche di un nostro esame di coscienza, l’unica cosa che ancora è possibile per restituirci a quella dimensione in cui una ragione arricchita da forti passioni può forse restituirci il senso di
un’umanità perduta.


Anno di edizione: 2023
ISBN:978-88-99370-44-2
Autore: Renato Serra
Formato: cm 12 × 21
Pagine: 200

  • COD: ED048
  • Categoria:

RENATO SERRA
(Cesena, 5 dicembre 1884 – Monte Podgora, 20 luglio 1915)
Originale e autentica personalità della cultura italiana degli inizi del XX secolo, vissuto tra eccessi e solitudini anacoretiche tra le lusinghe di una modernità incombente e l’amore per il passato che ne fece forse uno degli ultimi umanisti, Renato Serra, anche per la sua morte prematura in una guerra di cui non fu mai fanatico sostenitore, divenne presto un mito, “la luce che si è spenta” come scrisse Gramsci in un articolo scritto dopo la sua morte.
In un momento di transizione segnato da profonde fratture, Renato Serra con la sua acuta sensibilità, con la curiosità di un “lettore di provincia”, come amava definirsi, assumendone la maschera, inaugurò un nuovo modo di fare critica letteraria, lontano da certi parametri desanctisiani o di Benedetto Croce, vicino a quella che sarà poi la critica stilistica aperta alle suggestioni dell’irrazionale ma, nello stesso tempo, dialetticamente aspirante allo sguardo razionale di apprensione della totalità dell’opera.

Tra i tanti suoi scritti, oggi raccolti a cura di G. De Robertis e A, Grilli in Scritti di Renato Serra, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1958, ricordiamo Esame di coscienza di un letterato, Lettere, i saggi su Pascoli, R. Kipling, Carducci, Oriani. Numerose le lettere oggi raccolte nell’Epistolario di Renato Serra (1900-1905) (a cura di Luigi Ambrosini, Giuseppe De Robertis e Alfredo Grilli, Felice Le Monnier, Firenze, 1953) e Diario di trincea.

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