La demoiselle

#2 La demoiselle (ou hies)

“Un appareil capable de créer une œuvre esthétique due aux seuls efforts combinés du soleil et du vent”[1]

La demoiselle (o mezzaranga, dal nome dello strumento usato per livellare il selciato) è il primo macchinario immaginato da Roussel all’interno di Locus Solus. Sensibile alla pressione atmosferica e all’influsso dei raggi solari, questo complesso congegno è figlio delle grandi capacità di Martial Canterel come metereologo. La sua ragion d’essere sta nella realizzazione di un mosaico costituito da denti umani estratti grazie al concorso di due metalli dalla grande forza magnetica – anche questi frutto del genio di Canterel.

Come spesso accade in Locus Solus, è difficile dare forma alle invenzioni rousseliane. Questo non solo perché abbiamo a che fare con delle architetture inedite, con degli accostamenti di materiali eterogenei, che non trovano facilmente spazio nell’immaginario comune. Le strutture ospitate da Canterel nella sua villa sono macchine simboliche, concretizzazioni instabili, terribili e meravigliose a un tempo, di tensioni eterne. Nel caso delle demoiselle si tratta del tentativo di convertire il tempo “corto” della meteorologia in quello lungo, extraumano, simboleggiato dai denti.

Roussel, imbevuto del mito positivista, inventa macchinari dal funzionamento complicato, spesso basato sull’interazione di sostanze fantastiche. L’incontro con questi miracoli di una tecnica immaginaria viene introdotto dall’ekphrasis positivista del descrittore di tavole, che elenca minuziosamente gli elementi costitutivi e spiega il motivo di queste miracolose composizioni.

Nel caso della demoiselle il visitatore è subito sorpreso dalla irrefrenabile creatività di Canterel che, dopo aver inventato un dispositivo per l’estrazione totalmente indolore dei denti, costruisce la mezzaranga per disporre in un ordine artistico i residui della sua attività odontoiatrica. Tra la waste artist e lo steampunk ante litteram, Canterel esprime una inesauribile volontà demiurgica, pungolata a ridare continuamente forma al mondo trovando in ogni aspetto materiale lo stimolo per una nuova invenzione.

Ma il motore oscuro delle macchine di Canterel, della loro elaborata composizione e del loro curioso funzionamento, sono le storie, le fughe fantastiche nelle saghe armoricane, nelle favolose vicende nordiche di reami lontani, originati da fluttuanti dislocazioni letterali. Tra le pagine di preziosi libri mezzi mangiati dai topi Canterel scova delle immagini sublimi la cui impossibile realizzazione, con mezzi impropri quali denti e mazzeranghe, diventa l’origine di una tenzone surreale condotta con corrosiva ironia. È così che la demoiselle viene impegnata nella riproduzione del risveglio del raitro dal sogno suscitato con una lettura fantastica. Ed è così che il lettore può cominciare il suo itinerario di perdita tra fisica sui generis,industrialismo alternativo, lungimirante land art e uso contorto dei motivi di fiaba.


[1] “Apparecchio in grado di creare un’opera estetica unicamente grazie allo sforzo combinato del sole e del vento” Raymond Roussel, Locus Solus, Paris, J. J. Pauvert, 1965, p.39.


La Redazione

In evidenza: Marcel Duchamp, “La Mariée mise à nu par ses célibataires, même”, 1915, 277 x 176 cm, Philadelphia Museum of Art.