Thomas Hardy, cantore del perturbante

Le argute pagine che raccolgono questi Racconti scelti mostrano molte delle caratteristiche originali, vitali e contraddittorie di uno dei più grandi narratori inglesi del secolo scorso. Thomas Hardy, infatti, con la sua arte e sensibilità raccorda due secoli di umori artistici e capovolgimenti di Weltanshauung di un mondo che fu teatro di profonde trasformazioni sociali ed eventi culturali, dalla rivoluzione industriale al positivismo, alla comparsa del pensiero di Darwin, così importante per Hardy, al sempre più deciso avanzamento sulla scena delle masse, alla Grande Guerra, alle avanguardie artistiche del Novecento, cui rimase estraneo.

Traspaiono dai racconti presentati lo sguardo disincantato e il velo pietoso che Hardy sa gettare sulle vicende umane, pur restando egli stesso a volte smarrito; il doppio passo ironico e amaro della sua scrittura; l’energia positiva e il pessimismo, l’incanto e lo stupore delicato rispetto al femminile e al significato della sua presenza e della sua forza nel mondo. In altri racconti lo vedremo anche interrogare la natura, il tempo, le tradizioni e l’eredità fiabesca della sua terra, ascoltando storie orali e spulciando i tomi degli archivi parrocchiali. Tutto questo senza perdere di vista contemporaneamente la modernità, sia pure soprattutto per mettere in guardia dai suoi inganni, sognando un mondo più giusto, più autentico e libero nel vivere i sentimenti.

Tanto conservatore quanto di vedute sociali aperte e anticonformista, riservato e generoso, palpitante e cinico, un senza Dio con un disperato bisogno di spiritualità e trascendenza, provocatore geniale, Hardy inventa modi nuovi per scrivere e rappresentare, in prosa e in poesia. Non cura tanto i ghirigori formali o la complessità delle trame, a volte anzi si serve di stereotipi narrativi per agganciare a una struttura il suo dispositivo fantastico. Ma il suo stile asciutto è inconfondibile, le sue tecniche narrative dell’azione sono immediate e mutuate dal cinema, la sua parola non cerca il benestare della critica e del pubblico, bensì nuovi modi che sono una sfida all’esistente, strade impervie per dire le cose con la visione fornita dal suo talento immaginifico, e dalla poesia che innerva la sua prosa. I veri protagonisti delle sue narrazioni sono non i vari attanti, che restano icone comunque intense e memorabili di una matrice insieme locale e universale, ma appunto le forze enigmatiche che li muovono, la materia oscura che li ha generati e la cornice in cui sono coinvolti nella dinamica dei fatti.

Dunque, in primo piano, restando la scena in qualche modo sfocata e sghemba, instabile e interrogativa, che sia una quinta di cieli e colline o l’interno di una taverna fumosa o altro ancora che egli contempla con uno sguardo d’insieme da pittore, balzano i temi di fondo della sua arte e le sponde del suo stile. Essi possono essere così riassunti: la profondità interiore di ciascuno con i moventi nascosti e abissali del suo fare e la stessa condizione umana, nella sospensione simbolica dell’individuo che è legato di necessità agli altri, a un’umanità universale e però pure a ciascun altro, al prossimo che ha la ventura d’incontrare, a quell’altro che è egli stesso; e poi è fondamentale il rapporto con i luoghi, con la natura indifferente e anche ingannevole, col tempo, il destino e la morte. I salti che propone Hardy, per via del suo fulmineo oscillare dai particolari minimi della vita ai massimi sistemi, sono vertiginosi. Così la sapida e tranquilla epopea di un villaggio rurale, in cui si narrano storie esilaranti, amori dolci e impossibili, storie di misteri, diviene lo schermo di proiezione di vedute più vaste. Il tutto avviene nella cornice familiare del Wessex, il luogo fantastico che è la trasfigurazione artistica della terra natia, il Dorset, rassicurante ma insieme magica e arcana, che testimonia così, entro un’ineliminabile ambivalenza, da una parte l’incombere dell’enigma sulla vita, dall’altra anche il desiderio di un’intima e privata patria dell’anima, nella pacifica campagna in sui si vive secondo natura, via dalla pazza folla.

Il brano riportato è tratto dall’Introduzione a “Racconti scelti” di Thomas Hardy, prossima uscita della collana Narralia